Type de texte | source |
---|---|
Titre | Trattato della nobiltà della pittura |
Auteurs | Alberti, Romano |
Date de rédaction | |
Date de publication originale | 1585 |
Titre traduit | |
Auteurs de la traduction | |
Date de traduction | |
Date d'édition moderne ou de réédition | |
Editeur moderne | |
Date de reprint | in Paola Barocchi (éd.), Trattati d’arte del Cinquecento, Bari, Laterza, 3 tomes, t. III, 1962, p. 197-235. |
, p. 208
come per essempio, volendo il pittore dipingere un uomo, primieramente medianti li raggi visivi bisogna che apprenda li contorni et altri accidenti di quello, e questi istessi riduca con l’imaginazione all’intelletto, il qual dopo aver giudicato quel contorno dover esser tondo, quell’altro diritto e de li colori uno acceso e l’altro smorto, finalmente con il discorso conclude una proporzionata figura dell’uomo, l’istessa dipoi con li suoi instrumenti rappresenta dipinta, la quale tanto più serà perfetta, quanto più il pittore si serà servito delle sopradette operazioni. Di modo che, se la vorrà far perfettissima, necessariamente ne seguita che bisognerà che l’istesse operazioni esserciti perfettissimamente; sì come leggiamo di Apelle, il quale talmente era essercitato in tali operazioni dell’intelletto, che, addimandato dal Re Ptolomeo chi l’avesse menato a cena con lui, subito, preso un carbone, dissegnò di modo l’effigie di quel tale, che fu con maraviglia di tutti conosciuto.
Dans :Apelle au banquet de Ptolémée(Lien)
, p. 202
Avendo avuta la pittura in diversi tempi e diversi luoghi tali riputazioni, si potrà senza dubio chiamare politicamente nobile. Per il che, cominciando dai principi, ritroveremo che Filippo Macedone et Alessandro Magno suo figliolo, essendosi dilettati di pittura, grandemente quella inalzarono et annobilirno, et il secondo tanto stimò et onorò un artefice di quella, che, non riguardando alla sua potenzia, gioventù e sensuale appetito, li donò la sua bellissima amica Campaspe, e talvolta, ragionando lui di tal arte imperitamente, si lasciò, si può dire, burlare et imponere silenzio da quello.
Dans :Apelle et Campaspe(Lien)
, p. 222
E del re Attalo similmente è scritto che dava per una tavola dipinta di man del medesimo Aristide cento talenti, che fanno scudi sessanta mila; et ancor leggiamo di Candaule, re de’ Lidi, il quale comprò a tanto oro quanto pesava una tavola di Burlacco; e né men di questi ritrovamo che Marco Agrippa (oltre un’orazione che fece in onor ella pittura e scultura) pagò due tavole, una di Aiace, l’altra di Venere, ai Ciziceni popoli cento e trenta mila scudi (che tanto vuol dire, quanto mille e trecento libre di quei tempi).
Dans :Bularcos vend ses tableaux leur poids d’or(Lien)
, p. 216
Et insieme, per conclusione di questo, diremo che, se la pittura ci rende dilettevoli quelle cose che veramente, vedendole, ci son a molestia et orrore, come bestie selvatiche e morti, molto più dilettevoli renderà le dilettevoli, aggiungendo piacere a piacere.
Dans :Cadavres et bêtes sauvages, ou le plaisir de la représentation(Lien)
, p. 200
Di dove sono nate tre opinioni circa di questa nostra arte : imperroché di quelli che dicono la pittura esser mecanica una parte lo afferma del tutto e sempre ; l’altra poi dice che allora la pittura tiene del mecanico e servile, quando ella si fa per puro guadagno et a richiesta d’altri, ma, quando ella si facesse per proprio fine et elezzione nostra, allora dice che riteneria il grado fra le liberali e serìa nobile, essendo proprio dei liberi reggersi per sé stessi ; la quale opinione facilmente si confuta, sì perché il far questa arte per puro guadagno e non per proprio fin suo si concede che non è nobile (ma non però il difetto viene dall’arte, ma da quello che a tal fine l’essercitasse, come, verbigrazia, non è difetto della pietra il non calare al centro, ma della mano et altri impedimenti che la ritengono), sì perché, non volendo pigliare tanto ristrettamente il guadagno, di qui ne seguiteria che ancora i medici, avocati, lettori de studii, magistrati et altri fussero ignobili e mecanici, i quali sì per guadagno, come a richiesta d’altri, essercitano le loro professioni. E però, sì come questo è inconveniente, così serà ancora il primo. Et a confermazione di ciò, se bene Panfilo per guadagno, Apelle, Aristide et altri a richiesta d’Alessandro, Attalo e Cesare dipinsero, nondimeno leggiamo che furono chiamati nobilissimi pittori.
Dans :Pamphile et la peinture comme art libéral(Lien)
, p. 202
[[4:suit Apelle et Campaspe]] Della commune opinione poi leggiamo in Plinio che da tutta la Grecia fu riputata nobile, et in Plutarco che sopra ogni altr’arte era stimata di bellezza e di perfezzione ; e restringendo insieme l’una e l’altra riputazione, il sopradetto Plinio in un altro luogo [[1:XXXV, 1]] disse : « arte quondam nobili, cum expeteretur a regibus populisque », cioè « arte per il passato nobile, quando era desiderata da re e populi ».
Dans :Pamphile et la peinture comme art libéral(Lien)
, p. 204
Fra uomini illustri poi e nobili avemo Turpilio cavalier romano, Q. Pedio nepote, coerede di Augusto, Lucio Manilio, li figlioli di Paulo Emilio, et Aterio Labeone che fu pretore e proconsole, e, più eccellente di tutti questi, Fabio Pittore, proconsole, nobilissimo cittadino, il quale avendo dipinto il tempio della Salute, li suoi posteri poi furono cognominati Pittori […] oltraché l’istesso Valerio[[5:Valerio Massimo.]] doi artefici di pittura, cioè Eufranore e Timante, chiama nobili lodandoli assai. Quanto poi che filosofi si siano di pittura dilettati e famosi poeti, nei filosofi ritroveremo Platone, Eschine, Panfilo, erudito in ogni dottrina e principalmente in geometria et aritmetica.
Dans :Pamphile et la peinture comme art libéral(Lien)
, p. 205-206
Imperocché, quanto al primo, ch’è l’esser degna di uomini nobili, oltre molti imperatori, filosofi e poeti che l’hanno esercitata, come di sopra abbiamo detto, nondimeno apertamente Plinio ci dice che avvenne primieramente in Sicione, e di poi in tutta la Grecia, che alli giovanetti nobili avanti l’altre cose fusse insegnata la pittura.
Dans :Pamphile et la peinture comme art libéral(Lien)
, p. 209
Sì che potremo brevemente concludere che, se l’esser questa facultà degna di uomo libero e quello far nobile, se il cavarsi da quella gran bene, se il servirsi più di ragione dell’arti mecaniche, e finalmente se l’esser di gran speculazione per molte scienze che in sé contenga e fatighe dell’animo, son cose atte a render la pittura nobile e liberale ; concorrendo ciascheduna di queste cose, come abbiamo detto, in essa, senza dubbio alcuno e meritamente si chiamerà nobile e liberale. Il che, per confirmazione, da non poche nazioni et approvati autori vediamo esser stato fatto, come primieramente, da Plinio volendo noi cominciare, leggemo che « effectum est, ut in tota Graecia pictura reciperetur in primum gradum liberalium : semper quidem honos ei fuit, ut ingenui eam exercerent, mox ut honesti, perpetuo interdicto ne seruitia docerentur », cioè « avvenne che la pittura fu ricevuta in tutta la Grecia nel primo grado delle liberali, e sempre fu ella in stima talmente, che i nobili l’essercitarono, di poi gli onorevoli, ma perpetuamente fu proibito che non s’insegnasse ai servi » ; tanto più che, volendo alcuni provare che l’arti liberali non s’insegnavano ai servi, citano questo luogo.
Dans :Pamphile et la peinture comme art libéral(Lien)
, p. 220-221
E, se volemo seguire quelli che hanno scritto di quest’arte, vuol essere il perfetto pittore perito in molte altre scienzie, e particularmente in filosofia [...] ; perché chi è quello, il qual, volendo debitamente considerare le fatiche dell’animo del pittore, non veggia come lui debbia filosoficamente considerare in che modo le forme de tutte le cose e principalmente l’animo dell’uomo bisogni esprimere ? il quale se ben non si vede, nondimeno il pittore il può dichiarare medianti li accidenti, moti, affetti e costumi, sì come diceva Socrate mentre ragionava con Parasio pittore ; e questo serà di sapere et intendere, che colori, che moti ad un irato, quali a un mansueto, che costumi ad un giovane, quali ad un vecchio si convenghino. Il che potrà acquistare il pittore mediante la fisionomia principalmente.
Dans :Parrhasios et Socrate : le dialogue sur les passions(Lien)
, p. 221
Nella qual scienzia[[5:la fisionomia.]] fu talmente perito Apelle, che, risguardando li suoi ritratti dipinti alcuni di quella scienzia similmente periti, presumevano di conoscere li anni della passata o della futura morte di quelli ; et tanto fu eccellente in fisionomia Parrasio, che, dipingendo il Genio delli Ateniesi, lo fece conoscere da una parte facile, clemente, misericordioso, eccelso, glorioso, umile, feroce, fugace, dall’altra poi vario, iracondo, inconstante et ingiusto : cosa veramente di molta e maravigliosa considerazione.
Dans :Parrhasios, Le Peuple d’Athènes(Lien)
, p. 222
Né lasciaremo di dire della tavola di Protogene, la qual tanto stimò et onorò Demetrio re, che, potendo facilmente pigliar Rodi, mentre il teneva in assedio, se avesse fatto dar il fuoco da una certa parte della città, non volse in alcun modo permetterlo, sapendo per cosa certa che in quella parte vi era la sopradetta pittura. E molti altri essempii simili si potrian adurre, che, per venire alli privilegii dei pittori, si tralasciano.
Dans :Protogène et Démétrios(Lien)
, p. 215
Di dove inferiamo che, non essendo altro la pittura se non imitazione di quelle cose che si possono vedere, si come è stato detto da Socrate, Platone, Filostrato et altri, senza dubbio alcuno arrecherà gran piacere, tanto più non essendo arte che più di questa imiti la natura: imperocché leggiamo che li cavalli veri hanno annitrito alli dipinti, e che li uccelli son volati alle uve et alli tetti dipinti, e di più, molte volte si son gabbati gli uomini istessi, anzi gl’istessi artefici, come Zeusi, che si pensò che un lenzuolo dipinto fusse vero. Di dove nasce che quasi ciascuno si trova, il quale non desideri di far gran profitto in questa arte, sì ancor per la maraviglia che lei a ciascheduno apporta, come per la celerità e brevità di tempo [...] nella quale produce, a simiglianza dell’onnipotente Dio e della Natura sua ministra, animali, uomini, piante, fiumi, città, castelli, fonti, palazzi [...].
Dans :Zeuxis et Parrhasios : les raisins et le rideau(Lien)